PROTESI DELL'ANCA

L’artroprotesi all’anca è un intervento che può rendersi necessario in caso di artrosi. Patologia degenerativa, cronica e progressiva che prima attacca le cartilagini e successivamente coinvolge le altre strutture dell’articolazione, questa condizione determina un’usura della cartilagine che porta al contatto osso con osso. Prima dei 50 anni sono più colpiti i soggetti di sesso maschile. Sopra i 60 anni c’è una prevalenza del sesso femminile, causata in particolare da fattori ormonali.

L’artrosi, favorita in ogni caso dal sovrappeso e dall’obesità, può essere:

Primitiva:

ossia favorita da fattori come l’invecchiamento o la familiarità. Può essere localizzata o generalizzata.

Secondaria:

indi causata da fattori che comprendono le malattie genetiche, le patologie metaboliche o le infiammazioni dell’articolazione.

In entrambi i casi il sintomo principale è il dolore tipico. Si tratta di un dolore che parte dall’inguine per irradiarsi verso il ginocchio. Compare sotto sforzo o all’inizio del movimento.

Affidata alla radiologia tradizionale, la diagnosi di artrosi è molto facile da porre in virtù di segni radiografici estremamente netti. Ecco i principali:

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Riduzione dell’interlinea articolare occupata da cartilagine;

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Sclerosi delle superfici contrapposte;

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Formazione di osteofiti (osso neoformato che non si vede nelle normali articolazioni)

Per trattare chirurgicamente l’artrosi, il Dottor Franco Baldo adotta da anni la tecnica all’avanguardia di protesi con accesso all’anca per via anteriore diretta (Direct Anterior Approach).

Grazie all’accesso anteriore, che prevede il rispetto dei muscoli, dei nervi e della capsula femorale, è possibile effettuare un’incisione chirurgica molto piccola (7/8 centimetri), decisamente più contenuta rispetto ai 15/20 centimetri che si avrebbero con le tecniche tradizionali (postero-laterale e laterale).

L’intervento di protesi all’anca
con Direct Anterior Approach garantisce quindi:

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Mantenimento dell’integrità dei muscoli e dei tendini attorno all’articolazione dell’anca;

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Minore perdita di sangue;

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Rischio quasi nullo di lussazione dell’impianto grazie al risparmio muscolare;

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Recupero più rapido.

I pazienti che vengono operati con questa tecnica – che non prevede il taglio dei muscoli attaccati all’anca – riescono già dopo 24 ore a riprendere a camminare. Grazie alla preservazione del muscolo medio gluteo, risultano inoltre soggetti a un minor rischio di zoppia di caduta.

In generale, la chirurgia protesica dell’anca con Direct Anterior Approach permette di ottenere risultati affini a quelli delle altre tecniche ma precocemente, con ovvie conseguenze positive per la qualità di vita del paziente, che può ricominciare prima ad andare al lavoro e a praticare sport.

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