Tutto ciò che devi sapere prima di entrare in sala operatoria
Quando si parla di protesi ortopediche a ginocchio o anca, la prima domanda che molti pazienti si pongono riguarda l’anestesia. Non è raro avere timori legati a questa fase: c’è chi ha paura di non risvegliarsi, chi teme dolore durante l’operazione, chi si preoccupa di possibili effetti collaterali.
La verità è che l’anestesiologia ha compiuto enormi progressi negli ultimi decenni, offrendo oggi soluzioni sempre più sicure e personalizzate.
Per chi affronta un intervento di protesi, comprendere come funziona l’anestesia e quali opzioni siano disponibili aiuta a ridurre l’ansia e a prepararsi in modo più sereno. L’obiettivo è duplice: garantire assenza di dolore durante l’operazione e favorire un recupero rapido, con meno complicanze e maggiore comfort post-operatorio.
Anestesia spinale: la scelta più diffusa negli arti inferiori
L’anestesia spinale è la metodica più utilizzata nelle protesi d’anca e di ginocchio. Viene eseguita attraverso un’iniezione nella regione lombare della colonna vertebrale che permette di addormentare la sensibilità e la motilità degli arti inferiori. Il paziente resta sveglio o in sedazione leggera, ma non avverte nulla nella zona operata.
Durante l’intervento la pressione arteriosa resta più stabile e il cuore viene meno sollecitato. Il chirurgo trova muscoli rilassati e questo semplifica le manovre, riducendo la durata complessiva dell’operazione. Inoltre, il sanguinamento è minore, con conseguente riduzione della necessità di trasfusioni. Dal lato del recupero, l’anestesia spinale consente di alzarsi già dopo poche ore con l’aiuto del fisioterapista. Anticipare la mobilizzazione è utile per prevenire complicanze come trombosi venosa profonda e per avviare immediatamente la riabilitazione.
Esiste anche la variante cosiddetta selettiva, che addormenta soltanto l’arto interessato dall’intervento. Il vantaggio è un risveglio più rapido, con minore utilizzo di farmaci antidolorifici e maggiore comfort.

Anestesia generale: quando diventa la scelta più sicura
Molti associano ancora la chirurgia all’anestesia generale. Si tratta di un sonno farmacologico indotto, con ventilazione assistita e monitoraggio costante delle funzioni vitali. Oggi viene utilizzata meno spesso per la protesi di anca o ginocchio, perché le tecniche loco-regionali hanno dimostrato benefici più evidenti. Ci sono però condizioni cliniche in cui l’anestesia generale rimane la strada migliore.
- Se un paziente presenta problemi di coagulazione, patologie della colonna vertebrale o edema importante agli arti, la spinale può diventare rischiosa o impraticabile. In queste situazioni la generale si rivela più sicura.
- Viene preferita anche quando il rischio trombotico è elevato, perché non provoca la vasodilatazione tipica delle tecniche loco-regionali.
Negli ultimi anni l’anestesia generale è molto migliorata: i farmaci hanno un’emivita più breve, il risveglio è più rapido e gli effetti collaterali più gestibili. Restano possibili nausea e sonnolenza post-operatoria, ma il controllo medico continuo riduce drasticamente i rischi.
Blocchi nervosi: alleati contro il dolore
Un capitolo sempre più sviluppato riguarda i blocchi nervosi periferici, eseguiti in associazione ad altre tecniche per controllare meglio il dolore post-operatorio.
Per la protesi d’anca si utilizza con frequenza crescente il blocco PENG (Pericapsular Nerve Group). Questo agisce selettivamente sui nervi sensitivi della capsula articolare, riducendo il dolore senza compromettere la forza muscolare. Il paziente si alza prima, cammina meglio e affronta la fisioterapia con maggiore efficacia.
Nella protesi di ginocchio vengono impiegati blocchi simili, pensati per ridurre il ricorso a farmaci oppioidi e permettere un recupero più naturale. La riduzione del dolore si traduce in una migliore partecipazione alla riabilitazione e in un decorso meno pesante dal punto di vista emotivo.
Paure, ansie e come affrontarle
Molti pazienti vivono l’attesa dell’intervento con preoccupazione. Alcuni temono di sentire dolore durante l’operazione, altri si spaventano al pensiero di non svegliarsi dopo l’anestesia generale, altri ancora hanno vissuto in passato esperienze negative con nausea o mal di testa post-anestesia.
Il primo passo per ridurre la paura è la consapevolezza che l’anestesia moderna è sicura e monitorata in ogni istante. In sala operatoria non sei mai lasciato solo: un anestesista dedicato controlla continuamente respiro, battito, pressione, ossigenazione, pronto a intervenire in ogni momento.
Molto utile è il colloquio preoperatorio. Durante l’incontro con l’anestesista puoi raccontare la tua storia clinica, riferire eventuali allergie, farmaci assunti, esperienze precedenti. È l’occasione per sciogliere dubbi, fare domande e capire con chiarezza le opzioni disponibili.

Come si decide la tecnica migliore
Prima di entrare in sala operatoria, viene valutata la tua storia clinica con anamnesi completa, esami del sangue, elettrocardiogramma e radiografie se necessarie. Si prendono in considerazione patologie croniche, stato cardiaco, funzione respiratoria, eventuali allergie o precedenti complicanze.
Il chirurgo descrive il tipo di protesi da impiantare e la via chirurgica che intende utilizzare. Questi elementi influenzano la decisione anestesiologica. Nei casi più complessi possono essere coinvolti altri specialisti, come cardiologi o internisti, per ottimizzare ogni dettaglio della preparazione.
L’anestesista, in accordo con il chirurgo, propone la soluzione che garantisce il miglior equilibrio tra sicurezza, comfort e rapidità di recupero. E la decisione viene sempre condivisa con il paziente, che ha la possibilità di esprimere preferenze e ricevere risposte personalizzate.
Recupero post-operatorio e controllo del dolore
Il periodo successivo all’intervento è quello in cui si vedono concretamente i vantaggi della tecnica anestesiologica scelta. Un’anestesia spinale ben eseguita consente di alzarsi già dopo poche ore e riduce il rischio di complicanze trombotiche. Un blocco nervoso mirato riduce il dolore e permette una fisioterapia più efficace.
Gli effetti collaterali, quando compaiono, sono quasi sempre transitori e gestibili. Nausea, cefalea o dolori localizzati possono essere trattati con farmaci specifici. Il dolore residuo, inevitabile nei primi giorni, viene controllato con terapie multimodali, cioè combinando diversi principi attivi per massimizzare l’efficacia e minimizzare gli effetti indesiderati.
Prepararsi a una protesi d’anca o ginocchio significa affidarsi a un percorso in cui chirurgia e anestesia vanno di pari passo. Oggi non si parla più di un approccio standard per tutti: le tecniche disponibili sono molteplici e la decisione viene cucita su misura, valutando attentamente condizioni cliniche, esigenze del chirurgo e preferenze del paziente.
L’anestesia non è un ostacolo da temere, ma uno strumento che rende possibile l’intervento senza dolore e con un recupero più rapido. Informarsi, dialogare con l’anestesista e sentirsi parte attiva delle scelte permette di affrontare il giorno dell’operazione con più serenità e fiducia.
Chi si affaccia a un intervento di protesi deve sapere che oggi la sicurezza è altissima, le complicanze sono rare e la gestione del dolore è sempre più efficace.
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