Protesi d’anca dalla A alla Z

Come tutti gli interventi chirurgici, anche l’impianto di protesi d’anca, pur essendo un intervento sicuro e con ottime percentuali di riuscita, può spaventare il paziente. Conoscere ogni aspetto di questo percorso, dalla comparsa dei primi sintomi fino ai benefici a lungo termine può aiutare a dissipare tutti i dubbi e affrontare l’operazione con ottimismo. In questo articolo ti accompagnerò passo dopo passo alla scoperta di tutti i passaggi che saranno da effettuare dal pre al post operatorio.

I sintomi

Dolore a livello gluteo e inguinale, limitazione nei movimenti, difficoltà a compiere le più banali azioni della vita quotidiana come salire le scale, infilare le scarpe, accavallare le gambe. Sono solo alcuni dei sintomi che colpiscono chi è affetto da artrosi dell’anca o da altre patologie (come l’artrite reumatoide o l’osteonecrosi) che possono indicare l’impianto di protesi. Lo scopo dell’impianto è proprio quello di risolvere la sintomatologia dolorosa e ridare all’articolazione la sua piena funzionalità in tutti quei casi in cui le terapie conservative non siano più in grado di fornire i risultati desiderati.

La diagnosi

In tutti quei casi in cui compaiano questi sintomi a tal punto da condizionare la qualità della vita quotidiana è opportuno rivolgersi al proprio ortopedico di fiducia per una valutazione. Il chirurgo, tramite alcuni test specifici e dopo aver visionato le immagini radiografiche sarà in grado di produrre una diagnosi. L’esame diagnostico più indicato è la radiografia anche se in alcuni casi anche la risonanza magnetica può rivelarsi utile. Le immagini aiuteranno il chirurgo a individuare il tipo di patologia oltre che l’entità della stessa in modo da mettere a punto il percorso di cura più indicato, che potrà comprendere eventualmente anche l’intervento chirurgico.

La scelta del percorso di cura

Una volta individuata la patologia, sarà cura del chirurgo, in base al grado di gravità della stessa, decidere insieme al paziente il percorso più adeguato. In alcuni casi, quando la malattia è di entità lieve, anche le terapie conservative come quelle farmacologiche o le infiltrazioni intra-articolari possono aiutare il paziente a stare meglio. 

Quando invece si manifesta una patologia di grado avanzato, è opportuno optare per l’impianto di protesi. Si tratta di un intervento che mira a ripristinare la funzionalità articolare (ed eliminare il dolore) sostituendo l’articolazione originale con l’impianto di componenti saldamente fissate all’osso. Ciascuna persona è diversa e diverse sono le sue richieste funzionali. Il chirurgo consiglierà per il meglio il paziente riguardo ai materiali da utilizzare e alla tecnica chirurgica più adeguata alle sue condizioni cliniche e a quelle della sua articolazione.

Preparazione all’intervento

L’intervento non ha bisogno di nessun particolare tipo di preparazione; è però evidente come un paziente in un buono stato di forma saprà affrontare meglio l’operazione con un recupero più rapido. Si consiglia spesso quindi di eseguire preventivamente un ciclo di fisioterapia per mantenere tonici i muscoli dell’anca già in fase pre-operatoria. Anche il controllo del peso può essere un fattore determinante nella riuscita o meno dell’intervento: nel trattamento della coxartrosi infatti l’obesità rappresenta un serio fattore di rischio tale da compromettere l’esito dell’operazione. Anche correggere alcuni stili di vita come l’abitudine al fumo può essere di grande aiuto, non solo nell’affrontare al meglio l’operazione, ma anche nel garantire maggior longevità all’impianto.

Infine, è buona norma prima dell’intervento informare l’equipe chirurgica riguardo a eventuali allergie ai metalli come ad esempio il nichel.

In sala operatoria

Come detto sopra, l’intervento consiste nella sostituzione delle componenti articolari danneggiate (testa del femore e acetabolo) con impianti sintetici. Per quanto mi riguarda, prediligo intervenire con la tecnica di accesso per via anteriore diretta che garantisce un minor trauma chirurgico perché non prevede tagli muscolari e assicura dunque un recupero più rapido. Per approfondire ulteriormente ti rimando qui.

Dopo l’intervento

A differenza di quanto succedeva un tempo, oggi è quasi sempre possibile alzarsi dal letto già poche ore dopo l’intervento, naturalmente con l’ausilio di stampelle. Nel caso di intervento con la tecnica di accesso anteriore diretta, non è necessaria nessuna particolare precauzione come invece avviene quando si utilizzano le tecniche tradizionali perché il rischio di lussazione è quasi nullo. L’abbandono totale delle stampelle, se il paziente se la sente, può già avvenire dopo quattro settimane.

La riabilitazione

Nessun intervento ortopedico può dirsi completamente riuscito se il paziente non si sottopone a un giusto percorso riabilitativo dopo l’intervento. Lo scopo della fisioterapia è quello di rinforzare la muscolatura intorno all’articolazione operata con particolare attenzione volta al recupero dei movimenti dell’anca e della deambulazione. Nel caso di paziente sportivo, saranno eseguiti esercizi sport specifici per permettere di tornare all’attività in piena sicurezza. 

La fisioterapia non si limita però a un recupero della tonicità muscolare: fondamentale è anche il recupero della propriocezione, cioè di quella capacità di percepire la posizione del corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei muscoli. Gli esercizi di questo tipo si eseguono solitamente mettendo il corpo in condizioni di disequilibrio, e, stimolandolo a cercarlo, si stimola il recupero delle connessioni neuromuscolari.

La protesi a lungo termine

Come tutte le cose, anche l’impianto di protesi ha una scadenza sebbene molto lontana nel tempo. Quando l’impianto è ormai vecchio è necessario intervenire nuovamente per sostituire le componenti protesiche ormai usurate con altre nuove tramite il cosiddetto intervento di revisione. La buona notizia è che i materiali oggi utilizzati sono sempre più longevi e anche uno stile di vita sano e un peso corporeo controllato possono contribuire a far durare le protesi ancora di più. Gli ultimi studi suggeriscono che una protesi impiantata oggi potrà durare anche oltre i 20-25 anni. 

keyboard_arrow_up