Tecnologie per l’impianto di protesi di ginocchio, le novità

È innegabile: in caso di artrosi al ginocchio, l’unica vera soluzione in grado di restituire al paziente una buona qualità della vita, è l’impianto di protesi. È altrettanto vero, però, che si tratta di un intervento che ad oggi, pur garantendo ottimi risultati, non è in grado di assicurare percentuali di successo pieno sovrapponibili a quelli di anca o di spalla. È qui che entrano in gioco le nuove tecnologie: la robotica e gli impianti personalizzati infatti sono in grado di aumentare in maniera notevole le percentuali di soddisfazione dei pazienti. Approfondiamo insieme.

Artrosi del ginocchio e chirurgia protesica

L’artrosi del ginocchio, o gonartrosi, è quella patologia degenerativa che colpisce le cartilagini di rivestimento di tibia, femore e rotula causando spesso forte dolore e notevole limitazione funzionale. Come si può intuire, il ginocchio è un’articolazione molto sollecitata, non solo da chi pratica sport o svolge attività lavorative particolari, ma proprio da tutti perché coinvolta in pressoché tutti i movimenti della vita quotidiana. Non solo: la tendenza al sovrappeso, sempre più frequente negli ultimi tempi, non fa che peggiorare la situazione. Ogni chilo di troppo è un lavoro in più per l’articolazione che finisce per trovarsi eccessivamente sollecitata e tendere così all’usura delle strutture articolari.

Le protesi di ginocchio sono di diverso tipo. La tipologia più adeguata viene scelta a seconda delle necessità del paziente e di quali sono le componenti articolari coinvolte nel processo degenerativo. Quando ad esempio l’artrosi colpisce solo una delle componenti dell’articolazione, è possibile sostituire solo il comparto danneggiato, risparmiando la parte sana con conseguente minor trauma chirurgico e una ripresa più rapida. Il successo pieno di questi tipi di intervento si aggira intorno al 75-80% dei casi, ma la chirurgia ortopedica si sta muovendo a passi spediti per aumentare questa percentuale sempre di più. Le nuove tecnologie vengono incontro a questa esigenza e stanno dando, negli ultimi anni, risultati davvero incoraggianti. Tra le tecnologie che utilizzo con maggior soddisfazione, la robotica e il protocollo MyKnee

La chirurgia robotica in campo protesico

Oggi, in sala operatoria, il chirurgo non è più solo! Il supporto offerto da un sofisticato robot permette di raggiungere livelli di accuratezza e precisione altrimenti impensabili e aiuta a eliminare quasi in toto le possibilità di errore. Se è vero che il robot non sostituisce la mano del chirurgo, che resta indispensabile, è altrettanto vero che la accompagna in tutte le fasi dell’intervento – dal pre al post operatorio – e soprattutto all’interno della sala dove è in grado di garantire il miglior posizionamento possibile della protesi e di guidare l’esecuzione dei tagli ossei ripercorrendo il modello 3D elaborato in precedenza da un software apposito. Ne conseguono:

  • un miglior posizionamento dell’impianto con sensazione di un ginocchio più “naturale”
  • tempi di recupero ridotti
  • maggiore longevità della protesi.

La tecnologia MyKnee

Si tratta di un approccio che va incontro alla sempre maggior attenzione che viene dedicata alla personalizzazione dei trattamenti chirurgici. La procedura è semplice: attraverso le immagini ottenute tramite un esame diagnostico come la Risonanza Magnetica o la TAC il sistema è in grado di creare un modello 3D dell’articolazione. Grazie al modello dettagliato del ginocchio, il chirurgo è così in grado di creare lo strumento chirurgico personalizzato che risulta diverso da paziente a paziente. Il giorno prima dell’intervento, il chirurgo riceve lo strumentario dedicato e personalizzato MyKnee oltre a un modello in plastica per poter eseguire l’intervento pianificato nei minimi dettagli. 

Anche nel post-intervento il programma di riabilitazione è personalizzato. Nella maggior parte dei casi, previa l’approvazione del chirurgo, la riabilitazione inizia il giorno stesso dell’intervento in modo da contrarre il più possibile i tempi di recupero. Le complicazioni sono assai rare e si riducono ulteriormente se si seguono con attenzione le indicazioni del medico. Si tratta di un approccio che mi sento senz’altro di consigliare e che ha l’ulteriore vantaggio, rispetto ad esempio alla chirurgia robotica, di costi inferiori.

Il Kinematic Alignement

Tra le metodologie innovative, un cenno merita la tecnica di allineamento cinematico che, in contrapposizione alla classica tecnica dell’allineamento meccanico, pone ancora una volta l’attenzione sulla personalizzazione della protesi. Si tratta infatti di una tecnica che cerca di mantenere la joint line (linea articolare) esistente: si esegue di fatto un rivestimento delle superfici mantenendo gli assi esistenti al fine di ridurre lo stress sui legamenti durante il movimento. Nella tecnica tradizionale al contrario  le protesi vengono posizionate secondo gli assi meccanici per poi eseguire, se necessario, release dei legamenti.  

È una tecnologia in cui credo molto: ritengo infatti sia l’approccio che più di tutti gli altri è in grado di garantire ottime percentuali di successo anche su quei pazienti che non presentano un ginocchio “dritto” (tra il 20% e il 25% dei casi) e che di norma sono quelli che presentano maggiori problematiche post-intervento quando si utilizzano le metodologie chirurgiche tradizionali.

 

 

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