Artrosi, non sempre la chirurgia è necessaria

Malattia di carattere degenerativo, l’artrosi si cura essenzialmente tramite gli interventi di chirurgia protesica. Esistono però molti casi, specie nei gradi meno gravi della patologia, in cui i trattamenti di tipo conservativo possono essere molto utili a combattere la sintomatologia dolorosa e a consentire un buon recupero della mobilità e della funzionalità articolare, soprattutto nei pazienti più giovani. Ma quali sono questi casi e quali i trattamenti più adeguati? Vediamolo insieme.

Una malattia che può colpire giovani e anziani

Per comprendere in maniera più chiara quali siano i trattamenti conservativi più adatti per ciascun caso, è necessario sapere che cos’è l’artrosi, come si manifesta e come modifica la struttura stessa delle articolazioni. Malattia degenerativa che colpisce le cartilagini articolari, nelle fasi più avanzate può colpire anche il tessuto osseo arrivando a modificarlo sempre di più fino a rendere necessaria la sostituzione di una parte di esso tramite una protesi. 

Il motivo per cui la malattia si manifesta è l’usura che può essere dovuta all’età (si parla allora di artrosi primaria) oppure a traumi o overuse come nel caso degli atleti professionisti o di chi svolge lavori usuranti e ripetitivi (la cosiddetta artrosi secondaria). 

Come per tutte le patologie, anche in questo caso la tempestività con la quale si agisce è fondamentale per la riuscita dei trattamenti. Specie i pazienti più giovani – dai quarant’anni in su – che presentano uno o più fattori di rischio (i principali sono le attività usuranti e la familiarità) dovrebbero rivolgersi all’ortopedico alla comparsa dei primi sintomi in modo da iniziare quanto prima un percorso che escluda o allontani il più possibile il ricorso alla chirurgia protesica.

Chirurgia, sì o no?

Occorre sottolineare che la protesi è l’unica vera soluzione che abbiamo oggi per combattere l’artrosi. La chirurgia si rende necessaria quando la cartilagine si è già assottigliata a tal punto da aver portato la malattia a colpire anche l’osso. A causa dello sfregamento, le ossa, non più protette dall’effetto cuscinetto svolto dalla cartilagine, iniziano a reagire con la produzione di nuovo tessuto osseo (si formano becchi e osteofiti), ma anche con la formazione di piccole cavità nell’osso dette geodi. 

Nelle fasi iniziali della patologia (quando cioè la degenerazione dell’osso non è ancora partita o è in fase iniziale), numerosi sono i trattamenti in grado di rallentare il processo di degenerazione garantendo una buona qualità della vita al paziente. Vediamo qui di seguito una breve carrellata.

Fisioterapia

Ciascuna articolazione è circondata, stabilizzata e protetta da alcuni muscoli. Attraverso gli esercizi di fisioterapia, i muscoli coinvolti nell’articolazione malata vengono rinforzati per stabilizzare l’articolazione e impedire il più possibile lo sfregamento tra i capi ossei. Inoltre, l’approccio fisioterapico deve includere alcuni esercizi di mobilità. Infatti, al contrario di quanto si possa immaginare, le articolazioni colpite da artrosi vanno mantenute il più possibile in movimento. È il movimento a stimolare la produzione di liquido sinoviale che è un vero e proprio lubrificante per le articolazioni stesse. L’immobilità invece contribuisce a “seccare” i tessuti peggiorando sempre di più la funzionalità articolare.

Farmaci e integratori

Il dolore causato dall’artrosi può essere contrastato, nelle fasi iniziali della malattia, abbastanza efficacemente tramite l’assunzione di farmaci antidolorifici e antinfiammatori tra i quali ricordiamo:

  • paracetamolo, dal buon potere antinfiammatorio;
  • farmaci antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti FANS), che possono essere assunti per via orale o anche topica specie per le articolazioni più superficiali quali mani e ginocchia;
  • corticosteroidi, da non utilizzare in maniera cronica e sempre sotto lo stretto controllo del medico.

Anche gli integratori possono offrire un aiuto per contrastare il dolore dovuto all’artrosi. I più efficaci parrebbero essere quelli contenenti condroprotettori quali la glucosamina e la condroitina solfato, entrambi dal forte potere antiossidante.

Le infiltrazioni

Le infiltrazioni articolari più utilizzate in caso di artrosi sono quelle con acido ialuronico e corticosteroidi. L’acido ialuronico è una molecola che ha come principale caratteristica la viscosità e grazie a questo fattore si rivela utile per la sua funzione lubrificante molto efficace specie nei casi di artrosi allo stadio iniziale. Diverso il discorso dei corticosteroidi. Il cortisone, pur avendo un potente effetto sul breve periodo, ha numerosi effetti collaterali e nel tempo può dare il risultato opposto e cioè danneggiare il tessuto cartilagineo.

La medicina rigenerativa

Si tratta sempre di infiltrazioni, ma che utilizzano “prodotti” derivati dalle cellule del paziente. I trattamenti di medicina rigenerativa più noti sono il PRP (plasma ricco di piastrine) e le cellule staminali mesenchimali (estratte dal tessuto adiposo o dal midollo osseo). Si tratta di procedure interessanti e sicuramente efficaci a combattere il dolore, ma non esistono ancora evidenze scientifiche che dimostrino la loro efficacia nel rigenerare le cellule cartilaginee. Il vantaggio di questi trattamenti risiede nel fatto che non si utilizzano farmaci, lo svantaggio ad oggi è rappresentato dai costi, ancora piuttosto elevati.

keyboard_arrow_up