L’artrosi: cos’è, chi colpisce, come si cura

Diffusissima nella popolazione occidentale, l’artrosi è una patologia legata all’invecchiamento delle articolazioni che può colpire anche persone giovani in seguito a traumi o malattie. La diagnosi precoce e i trattamenti conservativi possono ritardare il ricorso alla chirurgia protesica che è comunque la procedura più sicura ed efficace nel contrastare la malattia.

Una malattia legata all’invecchiamento?

Quando parliamo di artrosi ci riferiamo a una malattia caratterizzata in fase iniziale dalla degenerazione della cartilagine articolare che diventa più sottile e disidratata e che in seguito coinvolge anche il tessuto osseo non più protetto in maniera adeguata. Si tratta quindi di un’espressione dell’invecchiamento che nella maggior parte dei casi è legata all’età, ma che può anche manifestarsi in pazienti relativamente giovani. Le articolazioni possono “invecchiare” infatti anche per motivi di altra natura, solitamente legati all’usura: atleti agonisti, persone che hanno subito traumi o soggetti colpiti da malattie infiammatorie possono andare incontro all’invecchiamento precoce delle articolazioni e sviluppare in età non avanzata questa patologia. 

Una malattia molto diffusa

L’artrosi rappresenta una delle malattie più frequenti nella popolazione mondiale. Secondo l’OMS è in assoluto tra le più diffuse, seconda solo alla cardiopatia ischemica. La sua incidenza riguarda tutti i paesi, ma è maggiore in quelli economicamente più evoluti e con un’aspettativa di vita più alta essendo più frequente dopo i 65 anni. In Italia ne è affetto circa il 20% della popolazione con una prevalenza nel sesso femminile rispetto a quello maschile.

Le articolazioni più colpite da artrosi sono le grandi articolazioni maggiormente sottoposte a carico come anca (coxartrosi), ginocchio (gonartrosi) e colonna vertebrale cervicale e lombare (spondiloartrosi). Può inoltre colpire le piccole articolazioni delle mani (rizoartrosi), mentre è meno frequente in spalle, polsi, gomiti e caviglie.

Come si deforma un’articolazione artrosica e quali sono i sintomi?

L’articolazione artrosica ha subito un assottigliamento della cartilagine, quel tessuto elastico e resistente che funge da cuscinetto proteggendo le ossa dall’attrito. Quando la cartilagine non è più in grado di svolgere la sua funzione, il tessuto osseo sottostante è sottoposto a sfregamento e solitamente reagisce con la produzione di nuovo tessuto osseo (si formano così becchi e osteofiti), ma anche con la formazione di piccole cavità nell’osso immediatamente sottostante la cartilagine (geodi). Ne risultano le classiche deformità articolari, tipica espressione della patologia artrosica, che sono ben visibili con una semplice indagine radiologica.

Il sintomo principale dell’artrosi è il dolore – localizzato sull’articolazione colpita – che si riduce con il riposo, compare più di frequente al mattino e migliora con il movimento. Altri sintomi comuni sono l’infiammazione, la rigidità articolare e la limitazione funzionale. Nelle fasi più avanzate della malattia può comparire addirittura un vero e proprio blocco dell’articolazione.

I fattori di rischio

Come detto sopra, tutto ciò che comporta un carico eccessivo sulle articolazioni può favorire lo sviluppo della malattia. Tra i principali fattori di rischio annoveriamo:

  • obesità (specie per le articolazioni di anca, ginocchio e colonna lombare)
  • overuse (può riguardare particolari figure professionali così gli come atleti agonisti)
  • traumi e fratture (di tipo sportivo o causati da incidenti)
  • anomalie delle articolazioni tali da compromettere la distribuzione dei carichi (come le ginocchia valghe o vare)
  • fattori ormonali (si tratta di una malattia più frequente tra le donne in menopausa a causa della mancanza del fattore protettivo rappresentato dagli estrogeni).

Artrosi primitiva e secondaria

Si distinguono due tipi di artrosi: primitiva e secondaria. Nella primitiva o idiopatica, non si riconoscono le cause; vi è una predisposizione individuale di tipo genetico su cui intervengono i fattori di rischio. Nella secondaria sono riconoscibili le cause, quali traumi significativi, anomalie articolari congenite, difetti metabolici (come ad esempio emocromatosi, malattia di Wilson), infezioni (che causano artrite post infettiva), malattie endocrine, neuropatiche e disturbi che alterano la normale struttura e funzione della cartilagine ialina (ad esempio artrite reumatoide, gotta, condrocalcinosi).

Trattamenti conservativi

L’artrosi è una malattia molto diffusa e per questo motivo anche molto ben conosciuta dalla medicina moderna. Pur essendo una patologia degenerativa, che dunque non può regredire, esistono trattamenti in grado di contrastare efficacemente i sintomi o addirittura di rallentarne la progressione. Tra le terapie conservative più diffuse ed efficaci:

  • la terapia farmacologica a base di antidolorifici o antinfiammatori 
  • le infiltrazioni articolari a base di corticosteroidi o acido ialuronico
  • la fisioterapia che può abbinare terapie fisiche ed esercizi di rinforzo muscolare
  • la medicina rigenerativa (per conoscere la mia opinione leggi qui).

La chirurgia protesica

L’unico vero trattamento risolutivo per combattere l’artrosi è la chirurgia protesica. I trattamenti conservativi sono un’arma preziosa per aiutare il paziente a stare meglio specie nelle fasi iniziali della malattia e in alcuni casi per posticipare il ricorso all’intervento chirurgico. 

Una volta che la malattia presenta sintomi tali da compromettere in maniera significativa la qualità della vita del paziente, l’intervento di impianto di protesi è l’unica soluzione in grado di eliminare la sintomatologia dolorosa e restituire una funzionalità articolare del tutto simile a quella che si aveva prima della comparsa della malattia. Anche il ritorno alla vita sportiva è possibile, a esclusione di alcune attività molto impattanti per le articolazioni. 

Oggigiorno, la chirurgia protesica è molto diffusa, le tecniche di intervento sono molto evolute, i materiali utilizzati per sostituire l’articolazione sempre più efficienti. Si tratta degli interventi tra i più efficaci e sicuri in campo chirurgico cui ci si può sottoporre con totale fiducia.

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