Chirurgia protesica: un intervento che può essere adatto anche ai pazienti giovani

L’impianto di protesi è un tipo di intervento in genere associato a pazienti di età avanzata. Ma è sempre così? La risposta è no! Pazienti sportivi o affetti da malformazioni possono aver bisogno di un impianto di anca o ginocchio in età giovanile, in alcuni casi addirittura pediatrica. Il fine è quello di aiutarli a non soffrire per lungo tempo per una patologia i cui sintomi si possono combattere facilmente migliorando fin da subito la qualità della vita. Approfondiamo insieme.

La chirurgia protesica

Quando parliamo di chirurgia protesica in ortopedia ci riferiamo alla sostituzione, totale o parziale, dei diversi comparti che compongono l’articolazione con elementi sintetici, in grado di restituire mobilità e funzionalità all’articolazione. Mentre un tempo si trattava di un intervento quasi esclusivamente destinato agli anziani, oggi anche i pazienti giovani, in alcuni casi giovanissimi, vengono sottoposti a questa procedura con maggior frequenza

Secondo i dati elaborati dai ricercatori dell’Università della Pennsylvania, negli anni dieci del nuovo millennio l’età media dei pazienti che si sottopongono a protesi d’anca o di ginocchio si è abbassata di circa due anni e mezzo. Questo dato non dev’essere letto in maniera negativa: l’adozione di nuove tecniche chirurgiche e l’utilizzo di materiali sempre più longevi hanno permesso di anticipare il ricorso alla protesi rispetto a quello che si faceva un tempo, migliorando la qualità della vita dei pazienti più in fretta, senza costringerli ad attendere a lungo prima dell’impianto per scongiurare il rischio di un numero eccessivo di interventi di revisione. 

Indicazioni: perché impiantare una protesi su un giovane?

Iniziamo col dire che in ortopedia per “giovane” si intende una persona di età inferiore ai sessant’anni. La chirurgia protesica però può essere applicata anche su pazienti a partire dai quarant’anni o addirittura prima nel caso di problematiche particolari. In genere, le principali condizioni in cui la protesi può rivelarsi utile su questi pazienti riguardano:

  • persone che hanno esigenza di prestazioni funzionali elevate come operai o sportivi (specie coloro che praticano sci, arti marziali, golf, tennis)
  • giovani che soffrono di artrosi primaria o secondaria (come esito di fratture o conseguenza di osteotomie, meniscectomie, ricostruzioni del legamento crociato anteriore)
  • persone che necessitano un ritorno rapido all’attività pre-clinica come gli sportivi amatoriali o gli ex professionisti.

Le tecniche chirurgiche più interessanti

Operare un giovane, magari sportivo, che desidera ritornare alla sua attività non è la stessa cosa che operare un paziente anziano. Le richieste funzionali di questo genere di pazienti sono molto più elevate e le aspettative che ripongono nell’intervento sono molto alte. Occorre quindi scegliere con attenzione la tipologia di intervento in modo da garantire un grado di soddisfazione il più elevato possibile. Tra le tecniche di intervento più utilizzate nei pazienti giovani annoveriamo: la protesi monocompartimentale di ginocchio, la protesi di rivestimento dell’anca, l’impianto di protesi all’anca per via anteriore.

La protesi monocompartimentale di ginocchio è un tipo di protesi che sostituisce solo il comparto articolare danneggiato. Si tratta di una condizione comune nei giovani nei quali l’artrosi spesso non ha ancora colpito tutta l’articolazione. In questi casi la protesi monocompartimentale è preferibile perché meno invasiva e con ridotti tempi di recupero.

La protesi di rivestimento dell’anca consente di risparmiare il collo e gran parte della testa del femore, che viene rivestita da una sorta di “guscio” metallico che scorre su una coppa anch’essa di metallo. Il vantaggio di questa protesi è che, risparmiando in gran parte l’osso, permette un eventuale intervento di revisione del tutto simile a un primo intervento. Non tutti possono però sottoporsi a tale procedura: innanzitutto la qualità dell’osso dev’essere ottima e l’anatomia articolare ben conservata. La principale criticità della protesi di rivestimento riguarda l’accoppiamento metallo-metallo: l’attrito genera infatti ioni metallici che possono causare danni locali (necrosi ossea e mobilizzazione della protesi) e sistemici (danni cardiaci e renali, disturbi del sonno e dell’umore). Inoltre, pur essendo una tecnica che risparmia in gran parte l’osso, si rivela più invasiva nei confronti dei tessuti molli. Infine, le indicazioni riguardano quasi esclusivamente i pazienti di sesso maschile.

L’intervento di protesi d’anca per via anteriore è preferito da molti giovani perché – al contrario di quanto abbiamo visto per le protesi di rivestimento – è meno invasivo sui tessuti molli e garantisce quindi un recupero più rapido e un ritorno più veloce alla propria attività, anche sportiva. Un fattore da non sottovalutare è anche l’aspetto estetico della cicatrice: questo intervento richiede un taglio cutaneo molto ridotto che, nella tecnica “bikini”, si effettua a livello dell’inguine rendendo la cicatrice invisibile anche quando si indossa il costume da bagno.

La vita dopo la protesi

In conclusione possiamo affermare che non vale la pena aspettare a lungo continuando a soffrire per i sintomi di una degenerazione articolare. Quando le terapie conservative non sono più in grado di ridurre la sintomatologia dolorosa, l’impianto di protesi è un tipo di intervento che non deve in alcun modo spaventare. Dopo l’operazione è possibile riprendere completamente la vita di prima e tornare a svolgere le proprie attività, anche sportive, in totale sicurezza. Certamente vanno tenute presente alcune indicazioni e osservate alcune attenzioni, da concordare con l’ortopedico e il fisioterapista, ma è possibile recuperare un livello di benessere senz’altro superiore al periodo pre-intervento.

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