Displasia dell’anca: cos’è, i sintomi e l’intervento di protesi dell’anca

La displasia dell’anca è una patologia ortopedica congenita che coinvolge un’anomalia nello sviluppo dell’articolazione dell’anca, causando instabilità e, in casi più seri, dislocazioni frequenti. Questo problema è più diffuso nei neonati, specialmente nelle femmine, con una frequenza di sei volte superiore rispetto ai maschi. Di solito, è dovuto a una combinazione di fattori genetici ed ambientali, tra cui la posizione fetale e la quantità di liquido amniotico durante la gravidanza. 

Ad esempio, posizioni fetali come quella podalica possono contribuire a uno sviluppo non corretto dell’anca, mentre l’uso di tecniche di fasciatura che tengono le anche in estensione possono peggiorare la condizione. Non trattata, la displasia può comportare una significativa limitazione della qualità di vita.

Se sospetti di avere sintomi simili o vuoi saperne di più su questa condizione, contattami, come chirurgo ortopedico a Milano posso offrirti il miglior supporto.

Sintomi della displasia dell’anca: come riconoscerli

I sintomi della displasia dell’anca possono variare molto in base alla gravità e all’età del paziente. Nei neonati, uno dei segni più comuni è l’instabilità articolare, con la testa del femore che può dislocarsi facilmente. 

Altri segnali includono l’aspetto asimmetrico delle pieghe glutee e l’accorciamento apparente di una gamba. Durante l’infanzia e l’adolescenza, possono manifestarsi un’andatura claudicante e la difficoltà a muovere liberamente l’anca. Questo camminare zoppicante, causato dall’instabilità dell’anca, porta a un maggiore affaticamento muscolare e ad alterazioni posturali che peggiorano nel tempo. 

Negli adulti, il sintomo principale diventa spesso il dolore, un dolore persistente che rende difficile camminare, salire le scale o persino stare seduti per lunghi periodi. Il dolore e la limitazione funzionale possono portare, se trascurati, a complicazioni come l’artrosi precoce. Nei casi avanzati, le persone affette da displasia dell’anca possono sperimentare difficoltà nello svolgimento di attività quotidiane come camminare, salire le scale o persino stare seduti per periodi prolungati.

Riconoscere precocemente questi sintomi è essenziale per intervenire con trattamenti conservativi o chirurgici, che possono migliorare notevolmente la qualità di vita del paziente.

Le principali cause della displasia dell’anca

Le cause della displasia dell’anca comprendono una combinazione di fattori genetici e ambientali. La predisposizione genetica è uno dei principali fattori di rischio e le femmine sono più frequentemente affette rispetto ai maschi a causa di differenze strutturali e ormonali che possono influire sullo sviluppo dell’articolazione. 

Anche la lassità legamentosa, ossia un’eccessiva elasticità dei legamenti, è un fattore predisponente comune che può aumentare l’instabilità dell’anca. Questo aspetto è spesso ereditario e può rendere l’articolazione dell’anca più suscettibile a dislocazioni. 

Oltre ai fattori genetici, esistono anche cause ambientali che contribuiscono allo sviluppo della displasia. Tra questi, la posizione fetale durante la gravidanza è un elemento chiave: posizioni come quella podalica (con le gambe distese verso il basso) e la posizione a ginocchia tese limitano il movimento delle anche, favorendo uno sviluppo alterato della cavità acetabolare. 

Anche la quantità di liquido amniotico può influire: livelli insufficienti riducono lo spazio in cui il feto può muoversi, limitando così il corretto sviluppo dell’articolazione dell’anca. Dopo la nascita, alcune abitudini posturali possono peggiorare la situazione: le tecniche di fasciatura che tengono le gambe del neonato in estensione riducono la stabilità dell’articolazione e favoriscono l’insorgere della displasia, mentre posizioni flessibili, che permettono all’anca di muoversi liberamente, riducono il rischio.

Diagnosi e trattamento precoce della displasia dell’anca

La diagnosi della displasia dell’anca è fondamentale nei primi mesi di vita per poter intervenire in modo conservativo e limitare i danni a lungo termine. I pediatri utilizzano una serie di manovre specifiche, come la manovra di Ortolani e quella di Barlow, per rilevare l’instabilità dell’articolazione e verificare se la testa del femore si disloca facilmente dalla cavità acetabolare. 

Successivamente, per confermare la diagnosi, si ricorre a tecniche di imaging come l’ecografia, particolarmente utile nei neonati perché non comporta radiazioni. Nei bambini più grandi o negli adulti, invece, si utilizzano spesso i raggi X per valutare lo sviluppo dell’articolazione e l’eventuale insorgenza di artrosi. 

La diagnosi precoce è importante perché permette di intervenire con metodi conservativi, come l’uso di tutori che mantengono l’anca in posizione corretta durante la crescita, limitando i rischi di ulteriori danni.

Intervento di protesi dell’anca: una soluzione per i casi avanzati

Se la displasia dell’anca non viene trattata adeguatamente durante l’infanzia, può portare a complicazioni serie in età adulta, come l’artrosi severa e una grave limitazione della mobilità. In questi casi, l’intervento di protesi dell’anca diventa una soluzione necessaria e efficace per alleviare il dolore e ripristinare la funzionalità dell’articolazione.

La protesi totale dell’anca consiste nella sostituzione dell’intera articolazione, compresa la testa del femore e la cavità acetabolare, con componenti artificiali. Si tratta di una procedura indicata per pazienti con danni articolari gravi che non trovano sollievo con altri trattamenti. In casi meno avanzati, è possibile optare per interventi conservativi o meno invasivi, come l’artroscopia, una tecnica che consente di intervenire sull’articolazione senza sostituirla completamente. 

L’artroscopia può aiutare a rimuovere tessuti infiammati, stabilizzare l’articolazione e ridurre il dolore. Tuttavia, nei casi più gravi, la protesi resta la soluzione più efficace e duratura. La prognosi dell’intervento di protesi dell’anca è generalmente molto positiva: la maggior parte dei pazienti riporta un netto miglioramento della qualità della vita, con una significativa riduzione del dolore e un recupero della mobilità. 

Per garantire risultati ottimali, è essenziale seguire un programma di riabilitazione post-operatoria, che aiuti a rafforzare i muscoli e migliorare la stabilità dell’articolazione.

Prevenzione e cura: cosa fare per evitare la displasia dell’anca

Per prevenire la displasia dell’anca, è importante che i pediatri riconoscano i segnali precoci e, se necessario, raccomandino ulteriori esami diagnostici. I genitori possono ridurre il rischio di displasia adottando tecniche di fasciatura che lasciano libertà di movimento alle anche, evitando posizioni rigide che potrebbero limitare lo sviluppo naturale dell’articolazione. 

Se la displasia viene diagnosticata precocemente, è possibile trattarla in modo efficace con metodi conservativi e ridurre la necessità di interventi chirurgici futuri. In generale, una corretta informazione sui fattori di rischio e sulle tecniche preventive è il primo passo per assicurarsi un buon sviluppo articolare nei più piccoli. Se hai dubbi o sospetti che tu o il tuo bambino possiate essere affetti da displasia dell’anca, non esitare a contattarmi: come chirurgo ortopedico a Milano, posso aiutarti a comprendere meglio la tua situazione e a trovare il trattamento più adeguato per te.

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