Artrosi e terapie conservative: le infiltrazioni

Le terapie per il trattamento dell’artrosi sono numerose, sia conservative che chirurgiche. Prima di arrivare all’impianto di una protesi è infatti possibile affrontare i sintomi della patologia con terapie conservative di buona efficacia, se messe in atto nei tempi giusti. Tra queste un posto importante rivestono le infiltrazioni articolari che, quale che sia il farmaco iniettato, si propongono di lenire la sintomatologia dolorosa ritardando il più possibile il ricorso all’intervento chirurgico.

L’artrosi, una malattia molto diffusa

L’artrosi è la più comune delle malattie reumatiche e, secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresenta una delle dieci malattie più invalidanti. La sua diffusione è piuttosto elevata – soprattutto dopo i cinquant’anni di età e in corrispondenza di particolari tipologie di sport o lavori praticati, dell’eccesso di peso corporeo e di particolari alterazioni ormonali – ed è destinata a crescere in rapporto all’aumento dell’aspettativa di vita. Essendo una patologia particolarmente diffusa, la Medicina si muove costantemente alla ricerca di cure sempre più efficaci nel migliorare la qualità della vita delle persone che ne soffrono.

Per quanto riguarda i trattamenti di tipo chirurgico, l’impianto di protesi articolari è l’unica via davvero risolutiva in grado di eliminare il dolore e restituire una buona funzionalità all’articolazione. Nelle fasi non troppo avanzate della patologia è però possibile intervenire anche in artroscopia (ovvero tramite una procedura poco invasiva) per “pulire” l’articolazione in modo da ridurre il dolore e migliorarne la funzionalità. Tramite questa tecnica è possibile riparare alcuni danni cartilaginei, rimuovere i tessuti infiammati e drenare l’eventuale liquido sinoviale in eccesso. Si tratta di una procedura adatta a casi molto selezionati in genere su pazienti di giovane età.

Terapie conservative

Come per tutte le patologie, la diagnosi precoce rappresenta un vantaggio notevole nel predisporre il percorso di cura e nell’efficacia della cura stessa. L’artrosi non fa eccezione. Arrivare a una diagnosi quando la patologia è agli inizi può consentire di mettere in atto una serie di terapie conservative che possono ritardare, o in alcuni casi evitare, il ricorso alla chirurgia. I trattamenti di questo tipo sono spesso più efficaci se combinati tra loro: i farmaci antinfiammatori, la fisioterapia e le infiltrazioni rappresentano nel loro insieme una buona strategia per affrontare l’artrosi. È bene sottolineare che l’artrosi è una patologia degenerativa e pertanto non guarisce. Questo non significa che le cure siano inutili anzi, la chirurgia è giusto intervenga soltanto quando i sintomi sono invalidanti e, se tenuti a bada consentendo di mantenere una buona qualità della vita, possiamo dire che i trattamenti conservativi hanno svolto più che bene la loro funzione!

Le infiltrazioni

Quando parliamo di infiltrazioni ci riferiamo a una procedura che consiste nell’iniezione di un liquido tramite un’apposita siringa nel tessuto peri-articolare oppure direttamente all’interno dell’articolazione. È una procedura semplice che si svolge in ambulatorio e si differenzia in base alla tipologia di liquido che viene iniettato. Tra le principali tipologie di infiltrazione annoveriamo quelle di:

  • acido ialuronico
  • cortisone
  • materiale biologico (PRP o cellule mesenchimali staminali).

Vediamo nel dettaglio.

L’acido ialuronico è una molecola ad azione lubrificante e ammortizzante, naturalmente presente nel liquido sinoviale. L’infiltrazione, detta anche viscosupplementazione, si propone di integrare il liquido sinoviale che con l’età naturalmente diminuisce e perde gradualmente le sue capacità di lubrificare le superfici articolari e di ammortizzare gli shock meccanici.

Il cortisone è un farmaco dal potente effetto antinfiammatorio e antidolorifico, ma non è privo di effetti collaterali. La sua azione può infatti alterare in maniera significativa la cartilagine e i tessuti limitrofi e il suo utilizzo va pertanto limitato il più possibile.

Le infiltrazioni di PRP (Plasma Ricco di Piastrine) o di cellule mesenchimali staminali rientrano in quei tipi di trattamento che vengono definiti di Medicina Rigenerativa. Si tratta di infiltrazioni di materiale biologico autologo che viene prelevato dal corpo del paziente e, dopo averlo opportunamente trattato, iniettato all’interno dell’articolazione. Le potenzialità di queste tipologie di trattamento sono enormi, ma al momento non abbiamo dati certi sulla loro efficacia rigenerativa dei tessuti mentre è provata la loro azione antinfiammatoria e antidolorifica.

Un cenno merita anche il trattamento infiltrativo con ossigeno-ozono. La miscela di questi due gas, la cosiddetta ozonoterapia, ha una spiccata azione sul dolore, ma al momento il suo utilizzo è limitato ai disturbi della colonna vertebrale.

Un trattamento utile?

In conclusione possiamo dire che sì, la terapia infiltrativa ha senz’altro una sua efficacia nel trattamento dei sintomi dell’artrosi, a patto che si abbini ad altre terapie e soprattutto a uno stile di vita e ad abitudini quotidiane corrette. La scelta della molecola (o del materiale biologico) da iniettare va studiata dall’ortopedico caso per caso tenendo conto delle caratteristiche del paziente, delle sue necessità funzionali e delle eventuali controindicazioni del trattamento prescelto.

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