Protesi di rivestimento, una nuova possibilità per giovani e sportivi con artrosi dell’anca

Nell’ambito della chirurgia protesica dell’anca si è sempre alla ricerca di soluzioni nuove che si adattino al meglio alle esigenze del paziente. Da alcuni anni sta prendendo sempre più piede una modalità di intervento molto conservativa per quanto riguarda il tessuto osseo perché non prevede la sostituzione della testa del femore, ma il rivestimento della stessa con una coppa metallica. In questo articolo vediamo insieme vantaggi e svantaggi di questa procedura.

Quando l’artrosi colpisce i giovani sportivi, il caso di Andy Murray

Come abbiamo visto più volte in altri articoli del mio blog, l’artrosi è una malattia non esclusiva dell’età avanzata, ma può colpire anche pazienti relativamente giovani. Oltre alla familiarità in questi casi un fattore determinante è l’attività svolta, sportiva o lavorativa, che può accelerare notevolmente il processo degenerativo delle cartilagini articolari. 

Alcuni sportivi agonisti infatti, a causa del ripetersi di movimenti ad alto impatto sull’articolazione per molti anni, possono andare incontro a un consumo precoce della cartilagine e del tessuto osseo sottostante. In questi casi è talvolta possibile evitare il taglio della testa del femore perché ottimi risultati si possono ottenere tramite un “semplice” rivestimento della stessa. Questa procedura si è rivelata molto vantaggiosa in caso di ritorno all’attività agonistica.

Si è parlato a lungo del caso del tennista Andy Murray, ex numero uno al mondo, il quale, dopo una diagnosi di artrosi dell’anca, è stato sottoposto a un intervento di rivestimento della testa del femore tornando in seguito sui campi da tennis. È solo il caso più famoso, ma ne esistono tanti altri che nel tempo hanno fatto propendere molti chirurghi a favore di questa procedura nel caso del trattamento di atleti agonisti.

Del ritorno allo sport dopo la protesi vi ho parlato qui >>> https://francobaldo.it/ritorno-allo-sport-dopo-la-protesi/ 

Come funziona la protesi di rivestimento?

A differenza del classico intervento di impianto di protesi, nel caso della protesi di rivestimento vengono risparmiati in gran parte la testa del femore e totalmente il collo. Inoltre lo stelo necessario a mantenere fissa la protesi è molto più corto e questo consente un ulteriore risparmio del tessuto osseo. Per contro i tessuti molli sono più esposti: muscoli e tendini infatti vengono maggiormente danneggiati durante l’intervento che richiede anche un taglio cutaneo di dimensioni maggiori.

L’intervento vero e proprio prevede l’inserimento di due sottili rivestimenti di metallo nelle parti anatomiche coinvolte ovvero la testa del femore e l’acetabolo: il rivestimento a livello del cotile non viene cementato mentre quello a livello della testa del femore sì. Un fattore da non sottovalutare è l’usura data dall’attrito tra metallo e metallo che può comportare il rilascio di ioni dannosi per l’organismo. Dopo l’intervento è necessario un monitoraggio periodico con esami ematici per dosare gli ioni metallici che nel peggiore dei casi possono portare a metallosi e quindi a processi infiammatori a carico dei tessuti periarticolari. 

Indicazioni e controindicazioni

Il candidato ideale per la protesi di rivestimento è giovane, sportivo e maschio con una buona qualità ossea e con richieste funzionali elevate. Le controindicazioni principali sono invece il sesso femminile, la bassa qualità ossea e l’età avanzata (oltre i 70 anni). Altri fattori che non permettono questo tipo di intervento sono:

  • fratture pregresse all’anca
  • necrosi della testa del femore
  • differenza di lunghezza tra gli arti
  • collo femorale varo.

La valutazione va comunque fatta dal chirurgo caso per caso, tenendo conto di diversi fattori comprese le condizioni di salute generale del paziente. In molti casi infatti si ritiene preferibile l’intervento tradizionale con sostituzione della testa del femore.

Vantaggi e svantaggi

Concludendo possiamo senz’altro sostenere la validità di questo tipo di intervento adatto però a un numero piuttosto ristretto di casi. I vantaggi principali risiedono nel risparmio del tessuto osseo, nella maggior resistenza alle sollecitazioni meccaniche, nel minor rischio di lussazione e nella maggior efficacia di un eventuale intervento di revisione

Tra gli svantaggi annoveriamo le indicazioni piuttosto ridotte, il maggior sacrificio dei tessuti molli e il rischio di rilascio di ioni metallici dovuto all’attrito. 

Il consiglio è sempre quello di affidarsi al proprio ortopedico di fiducia che, tenendo conto delle caratteristiche del paziente e delle sue richieste funzionali, sarà in grado di consigliare la procedura più adatta.

keyboard_arrow_up